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 Picture TauroUn intero percorso accademico svolto al Politecnico di Bari, dalle prime lezioni di Ingegneria Gestionale fino al conseguimento del dottorato di ricerca sui temi del Business Engineering e Risk Management, all’interno del Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management (DMMM). È da queste basi che ha preso il via la carriera internazionale di Danilo Tauro, originario di Castellana Grotte (BA), oggi figura di spicco nel panorama dell’innovazione e della consulenza strategica.

Dopo un’esperienza in Svizzera, Danilo si è trasferito negli Stati Uniti, dove attualmente ricopre il ruolo di Venture Capitalist per Aperiam e Senior Advisor per McKinsey & Company.

Il suo è il primo profilo della nuova rubrica “Successful Stories”, uno spazio dedicato agli Alumni del DMMM all’interno della Newsletter del Dipartimento, pensato per raccontare il loro percorso professionale nato tra i banchi del Politecnico

Nell’intervista, Danilo ripercorre le tappe principali della sua carriera, sottolineando quanto una preparazione solida, accompagnata da spiccate doti comunicative, curiosità intellettuale e – soprattutto – flessibilità, siano le competenze chiave per costruire un percorso professionale di successo nel contesto globale odierno.

Come è iniziato il tuo percorso professionale? Quali esperienze ti hanno maggiormente influenzato nel passaggio dall’Italia a una carriera internazionale? Guardando indietro, qual è stata la scelta più determinante per la tua carriera?

 Il mio percorso è iniziato al Politecnico di Bari, dove ho conseguito la laurea in Ingegneria Gestionale. Da buon ingegnere, ho sempre dato grande importanza alla pianificazione e all’attenzione per i dettagli. Tuttavia, nel mio cammino professionale, il caso ha giocato un ruolo altrettanto decisivo. Come dice il proverbio inglese: Man plans and God laughs.

Durante il terzo anno della triennale, quasi per caso, mi si è presentata l’opportunità di uno stage a Johannesburg, in Sudafrica, presso un’azienda meccanica, occupandomi di controllo qualità. Non era nei piani, ma ho colto subito l’occasione. Da lì sono seguite altre esperienze formative: uno stage come ingegnere di processo a Barcellona, durante l’Erasmus, in una multinazionale svedese; uno a Sassuolo con Confindustria Ceramica dopo il Master in General Management alla LUISS Business School; e infine un’esperienza a Roma con Ericsson.

Dopo le prime esperienze formative, ho scelto di entrare nel mondo della consulenza: per due anni ho lavorato in BIP S.p.A., una società italiana che supporta imprese e pubbliche amministrazioni nei processi di innovazione e trasformazione. Ma il richiamo dell’estero si è fatto sentire, e così ho deciso di trasferirmi a Ginevra, dove ho ricoperto il ruolo di Product Manager per la multinazionale statunitense Procter & Gamble.

Ci sono rimasto sei anni e mezzo, fino a quando – ancora una volta complice il caso – ho lasciato la Svizzera per seguire mia moglie a Boston. Anche lì ho continuato il mio percorso in P&G, specializzandomi nel settore dell’Advertising Technology, un ambito che inizialmente non avevo mai considerato ma che si è rivelato centrale nella mia evoluzione professionale. Dopo tre anni, mi sono trasferito a Miami e ho iniziato a lavorare per Amazon, concentrandomi su Advertising e Marketing Technology. È stato un ulteriore passo avanti che mi ha condotto, tre anni dopo, ad assumere il ruolo di General Manager per Uber Eats Advertising. Se guardo indietro, posso dire che la scelta più determinante è stata proprio quella di individuare un settore chiave su cui costruire le mie competenze e il mio profilo professionale.

 In cosa consiste esattamente oggi il tuo lavoro?

Oggi sono partner del fondo di Venture Capital Aperiam, che investe in tecnologie emergenti nell’ambito dell’Advertising e del Marketing Technology, con un focus sul futuro dell’industria. Parallelamente, collaboro come Senior Advisor con McKinsey & Company, dove affianco i team su progetti strategici nei settori dell’advertising, dei media e del marketing digitale. Recentemente, ho anche assunto un incarico come Board Director in un’azienda.

Mi piace pensare di avere ancora la forma mentis dell’ingegnere, fortemente orientata alla pianificazione e all’analisi. Tuttavia, in quindici anni di carriera, la qualità che più mi ha guidato è stata la flessibilità: saper leggere i contesti, adattarmi ai cambiamenti, e cogliere le opportunità quando si presentano. È una dote fondamentale non solo per il business, ma anche per compiere scelte di carriera e di vita con consapevolezza e apertura.

Sin dagli anni universitari hai maturato esperienze internazionali. Quanto hanno inciso nella tua crescita professionale? Ritieni che la mobilità internazionale sia ancora oggi uno strumento strategico nel mondo del lavoro?

Assolutamente sì. L’inglese è imprescindibile, così come la capacità di gestire relazioni in contesti interculturali. L’esperienza Erasmus, in particolare, è qualcosa che consiglierei a tutti gli studenti: l’arricchimento personale che ne deriva è straordinario.

La raccomando vivamente, e invito a non lasciarsi frenare da preoccupazioni legate ai voti o alla cosiddetta ‘perdita di tempo’. Si tratta di un vero investimento, una palestra formativa che dà i suoi frutti nel medio-lungo termine. Le carriere non si costruiscono solo sui titoli, ma anche sulla qualità delle esperienze vissute.

Oggi più che mai, il successo professionale è strettamente connesso alla capacità di costruire e coltivare relazioni. E la mobilità internazionale è uno degli strumenti più efficaci per sviluppare queste competenze. 

Quali sono state le principali sfide nel tuo percorso verso ruoli di leadership internazionale? In che modo la formazione ricevuta al Politecnico di Bari ti ha supportato in questo cammino?

Le sfide principali hanno riguardato tre ambiti chiave: sviluppare competenze di settore, costruire un network solido e investire nelle capacità relazionali e comunicative. Su questo fronte, la formazione ricevuta al Politecnico di Bari è stata determinante.

Oltre a fornirmi un bagaglio tecnico adeguato, gli studi universitari mi hanno insegnato l’importanza di saper comunicare con efficacia, di costruire relazioni di fiducia e di valorizzare il proprio contributo all’interno di contesti complessi. Ricordo con particolare gratitudine un corso sulla gestione della comunicazione: mi ha fatto comprendere quanto la comunicazione sia centrale in ogni processo professionale.

In fondo, siamo sempre coinvolti in un processo continuo di ‘vendita’, intesa come capacità di generare fiducia e trasmettere valore. Le esperienze maturate in realtà come Procter & Gamble e in contesti statunitensi mi hanno confermato che, oltre alla performance, è essenziale saper raccontare bene il proprio brand personale, farlo arrivare alle persone giuste e coltivare relazioni nel tempo.

Che consigli daresti ai giovani che stanno per intraprendere il percorso di studi in ingegneria? Quale opportunità consideri imperdibile?

Il primo consiglio è semplice: laurearsi il prima possibile, con metodo e determinazione.

Sono una persona curiosa e ambiziosa, e ho sempre cercato stimoli per imparare di più. In questo, una delle mie fortune è stata avere un mentore straordinario: il Prof. Nicola Costantino. Mi ha ispirato, guidato, consigliato anche sulle letture. Due libri che consiglio vivamente: Never Eat Alone di Keith Ferrazzi, utilissimo per costruire un network di relazioni solide, e Power di Jeffrey Pfeffer (Stanford GSB), che insegna come riconoscere e utilizzare leve di potere nella vita professionale. Crescere significa focalizzarsi su contenuti di qualità.

In definitiva, il consiglio che mi sento di dare ai giovani è di rimanere curiosi, aperti al cambiamento e pronti a cogliere le opportunità, anche quelle più impreviste. La carriera è un percorso costruito nel tempo, e ogni esperienza – se vissuta con consapevolezza – può fare la differenza. 

C’è un episodio o una figura che ha avuto un impatto speciale durante i tuoi anni al Politecnico di Bari?

Senza dubbio, la mentorship del Professor Nicola Costantino. È stata una delle chiavi del mio percorso anche oltre il Politecnico, perché ha contribuito in modo decisivo a orientare la mia carriera.

Mi colpiva per la sua preparazione, non solo tecnica ma anche umana. Ogni settimana, durante il suo orario di ricevimento, andavo da lui con penna, taccuino e un elenco di domande. Non si trattava degli argomenti d’esame, ma di questioni legate alla carriera, alla crescita personale, a idee su come migliorarmi. Era un confronto aperto, profondo, che mi ha lasciato molto.

Il nostro rapporto è iniziato nel 2004 e continua ancora oggi. Ai ragazzi voglio dire questo: approfittate dell’esperienza dei vostri docenti, non solo per apprendere competenze specialistiche, ma anche per costruire relazioni significative che possono accompagnarvi nel tempo.

Su cosa stai lavorando attualmente e quali sono i tuoi prossimi obiettivi professionali?

In questa fase della mia carriera, il mio obiettivo principale è consolidarmi nel doppio ruolo di Venture Capitalist con Aperiam e di Advisor per McKinsey & Company. È una strada che ho intrapreso da pochi mesi, ma in cui credo molto: voglio continuare a crescere, rafforzare ciò che sto costruendo e restare, come sempre, aperto alle opportunità inattese — perché spesso è proprio il caso a riservare le svolte più interessanti.

Parallelamente, sto lavorando a un progetto molto speciale: sto scrivendo un libro insieme a mia moglie, che oggi è General Manager in un’azienda che si occupa di veicoli a guida autonoma. Il titolo sarà Navigating Corporate, e si rivolge soprattutto agli studenti. L’idea nasce dal desiderio di condividere le lezioni apprese nelle nostre carriere internazionali con chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, in particolare con coloro che non hanno in famiglia esempi o riferimenti legati al mondo aziendale. Io stesso ho avuto la fortuna di essere ispirato da figure importanti sin dal mio percorso al Politecnico di Bari, e questo libro vuole essere un modo per restituire qualcosa e creare ispirazione dove oggi può mancare un punto di partenza solido.

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